Dawno mówią: gdzie Bóg, tam zgoda. Orzechowski

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con una donna più vecchia che giovane, dai capelli radi molto in disordine
vestita da infermiera.
- Non capisco - disse subito. - Non parlo l'italiano. -
- Io parlo inglese - dissi. - Questi signori devono mettermi giù, da qualche
parte. -
- Non abbiamo stanze pronte. Non aspettavamo nessuno. - Si ravviava i
capelli fissandomi col suo sguardo da miope.
- Voglia indicarci una stanza dove possano sistemarmi - insistetti con
calma.
- Non so - disse. - Non aspettavamo nessuno. Proprio non saprei dove
metterla. -
- Qualunque stanza andrà bene - risposi. Poi mi rivolsi al portiere, in
italiano: - Trovami qualche stanza vuota - .
- Son tutte vuote. Lei è il primo cliente. - Teneva in mano il berretto e
guardava l'infermiera.
- Santo Dio, portatemi in una stanza! - A starmene con le gambe piegate, il
dolore era cresciuto di continuo e lo sentivo muoversi dentro l'osso. Il
portiere entrò dal solito uscio, seguito dall'infermiera, e ritornò con fare
premuroso. - Venite con me - disse. Percorremmo un lungo corridoio,
entrammo in una stanza dalle persiane chiuse. C'era odore di mobilio
nuovo: conteneva un letto, un grosso armadio e uno specchio. Mi distesero
sul letto.
- Non posso darle lenzuola - disse la donna. - Sono chiuse a chiave. -
Non le risposi. - Nella mia tasca trovi dei soldi - dissi al portiere.
- Nella tasca abbottonata, in basso. - Cercò e tirò fuori i biglietti. I due
della barella erano restati accanto al letto, tenendo in mano il cappello. -
Dagli cinque lire a testa, e tienne cinque per te. Le mie carte sono nell'altra
tasca, dalle all'infermiera per piacere. -
I due della barella ringraziarono e salutarono.
- Arrivederci - dissi, - e grazie mille. - Salutarono di nuovo, se ne
andarono.
- Queste carte - dissi all'infermiera, - riguardano la mia ferita e la cura che
ho seguito. -
Le prese e le misurò attraverso gli occhiali. Erano tre fogli ripiegati.
- Non so cosa fare - disse. - Non capisco l'italiano. Non posso far niente
così senza ordini del dottore. - Infilò i fogli nella tasca del grembiule, e si
mise a piangere.
- E' americano lei? - domandò tra le lagrime.
- Sì.
- Per piacere metta le carte sul tavolino. Qui vicino a me. - La grande
stanza era oscura e fresca, dal letto vedevo il grande specchio all'estremità
opposta ma nessuna immagine in esso. Il portinaio era ancora lì, in piedi
accanto al letto, il suo viso era simpatico e si era fatto molto gentile.
- Puoi andare - gli dissi, - se vuoi. Anche lei - aggiunsi per l'infermiera.
- Il suo nome per piacere -
- Walker. -
- Vada pure, signora Walker; credo che riuscirò a dormire. -
Uscirono tutt'e due. La stanza era fresca, non odorava d'ospedale; il
materasso andava bene. E rimasi immobile, respirando appena, felice di
sentir placarsi a poco a poco il dolore. Avevo sete e accanto trovai il
campanello. Sonai ma non venne nessuno. Mi addormentai. Svegliandomi
mi guardai attorno. Il sole entrava attraverso le persiane. Vidi il grande
armadio, le pareti nude e le sedie. Le mie gambe sporgevano dal letto
rigide sotto le bende sporche, facevo molta attenzione a non muoverle.
Avevo sete e sonai di nuovo. Sentii aprirsi la porta, entrò una infermiera
giovane e graziosa. - Buon giorno - dissi.
- Buon giorno - rispose avvicinandosi al letto. - Non abbiamo potuto trovar
il dottore. E' fuori città, sul lago di Como. Non lo sapeva nessuno che
arrivava un malato. Di che cosa soffre? -
- Sono ferito alle gambe e ai piedi. E anche la testa ha avuto una botta. -
- Il suo nome? -
- Henry. Frederick Henry. -
- Ora la laverò un poco. Ma non si può toccare la medicazione finchè non
viene il dottore. -
- Miss Barkley è qui? -
- Non c'è nessuno che si chiami così. -
- Chi è quella che s'è messa a piangere quando sonò arrivato? - Rise.
- Ah, è la signora Walker. Faceva il turno di notte e si era addormentata.
Credeva che non venisse nessuno. -
Chiacchierando mi spogliava; quando rimasero solo le bende mi lavò con
molta grazia e delicatezza. Era veramente piacevole di sentirsi lavare,
avevo la testa fasciata ma mi lavò con cura tutt'intorno alle bende.
- In che punto del fronte è rimasto ferito? -
- Sull'Isonzo, a nord di Plava. -
- Da che parte resta? -
- Sopra Gorizia. -
Vidi che questi nomi non le dicevano nulla.
- Soffre tanto? -
- No, non molto adesso. -
Mi mise in bocca il termometro.
- Gli italiani lo mettono sotto il braccio - dissi.
- Adesso non parli per piacere. -
Guardò la temperatura e agitò il termometro.
- Febbre? -
- Non è tenuto a saperlo. -
- Mi dica la mia temperatura, per piacere. -
- Quasi normale. -
- Non ne ho mai avuta di febbre. Eppure le gambe sono piene di
ferrivecchi. -
- Come dice? -
- Ferrivecchi. Schegge di mortaio, viti, molle del letto eccetera. -
Sorrise scotendo la testa.
- Se ci fossero davvero dei corpi estranei, le darebbero infiammazione, e
l'infiammazione porta la febbre. -
- Bene - dissi io. - Vedremo quel che verrà fuori. -
Uscì, e tornò con la signora Walker. Rifecero il letto senza farmi alzare.
Era un'ammirevole novità per me.
- Chi è il direttore dell'ospedale? - domandai.
- Miss Van Campen. - [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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    Ibi patria, ibi bene. - tam (jest) ojczyzna, gdzie (jest) dobrze
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